In data 1 Dicembre 2017 alle 18, presso il Politecnico di Milano, Piazza Leonardo da Vinci, si è tenuto un incontro tra studenti e decisori politici, nell’ambito del progetto “TEACH – Together for an Equally Accessibile Higher education” promosso da Adiconsum in partenariato con l’Università degli studi di Sassari e la collaborazione di alcuni studenti e docenti del Politecnico di Milano.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di studenti universitari, docenti, parti sociali, rappresentanti istituzionali e della politica regionale, come in particolare l’assessore all’urbanistica del comune di Milano, il dott. Pierfrancesco Maran; il referente dell’ufficio Mobility manager del Politecnico di Milano, Ing. Carlo Guareschi e il dott. Maurizio Zani, responsabile Diritto allo Studio del Politecnico di Milano.
Il segretario regionale della Lombardia e di Milano di Adiconsum, dott. Carlo Piarulli ha aperto i lavori introducendo il ruolo di Adiconsum nel progetto e le motivazioni che hanno spinto l’associazione a promuovere l’iniziativa.
A seguire, Mauro Cicalò, studente e rappresentante degli studenti CCS di ingegneria Gestionale presso il Politecnico e collaboratore del progetto, ha illustrato gli obiettivi e le attività dell’iniziativa, introducendo la tematica di discussione, ossia il Diritto allo studio – unione di fattori diversi, complicati, dipendenti da tematiche e territori specifici oltre che spesso dalla singola situazione personale – e ha focalizzato l’attenzione su due fattori, tra loro connessi e di grande rilevanza per il territorio lombardo e di Milano: i trasporti e le problematiche legate all’abitare. Cicalò ha anche fornito una serie di dati sul numero di studenti fuorisede (circa 60.000) e sulla loro precaria situazione. Si tratta, infatti, di studenti che spesso non vengono registrati ufficialmente perché non residenti, e senza diritto di voto. “La città negli ultimi anni è diventata attrattiva sia per chi studia sia per chi lavora, facendo crescere costantemente i prezzi degli affitti nella città. Da un po’ di anni c’è l’aumento esponenziale di chi cerca una camera in affitto o un appartamento in condivisione, piuttosto che affittare l’intero appartamento. Questo non fa altro che indebolire gli studenti che occupano così lo stesso mercato rispetto a chi lavora e quindi ha (mediamente) una maggiore disponibilità economica.”
Cicalò ha poi passato la parola all’assessore Pier Francesco Maran, assessore all’urbanistica del comune di Milano, per capire insieme se Milano sia una città universitaria o stia diventando una città più per chi può permetterselo.
Pier Francesco Maran ha descritto la situazione di Milano: “…il numero degli studenti universitari ha ormai superato il numero degli operai che quarant’anni fa popolavano la città. Milano è diventata così una città universitaria senza quasi volerlo, o senza rendersene conto”. In merito alla disponibilità degli affitti, Maran ha continuato dicendo che “abbiamo circa 2000 posti letto convenzionati (andremo a 4000 entro l’anno prossimo). Ed è vero che gli affitti universitari sono un problema (per la cronaca) solo quando escono quei due o tre articoli durante l’anno. Ma non è questo il modo giusto per affrontare il problema”.
L’assessore ha parlato di un’esigenza di mercato, con una moltitudine di attori che operano secondo programmi diversi (affitti a breve termine, lungo termine, Airbnb o anche chi decide di tenere la casa vuota per motivi di “salvaguardia di patrimonio”) e della necessità di discutere in generale del problema degli spazi nella città di Milano, spazi intesi come edilizia e come Residenze Universitarie, per poter dare una chiave diversa di lettura, che non sia quella di costringere il mercato ad adeguarsi a degli standard che sono fuori dalle sue esigenze.
Maran si è, infine, soffermato sul motivo principale della sua presenza all’incontro, ossia “ascoltare le esigenze e spronarvi a dar sfogo ai vostri bisogni; ma non in quanto singoli o in quanto singola Università, ma come gruppo unico e omogeneo, come massa critica“. Maran, infatti, denuncia la mancanza nelle discussioni sulla città fatte nei luoghi ad essa dedicati, della voce degli studenti e dei loro rappresentanti, con le loro necessità ed esigenze.
Dopo l’intervento dell’assessore Maran, il referente dell’ufficio Mobility management del Politecnico di Milano, l’Ing. Carlo Guareschi ha preso la parola presentando il lavoro svolto negli ultimi anni dal gruppo Mobility Management non solo per il Politecnico di Milano ma anche in collaborazione con le altre università di Milano e le altre realtà nazionali. Il Mobility manager è una figura fondamentale, in quanto è responsabile della mobilità dei dipendenti o nel caso universitario anche degli studenti.
L’ing. Guareschi ha illustrato il sondaggio realizzato lo scorso anno per capire quali fossero le esigenze e le usanze degli studenti del Politecnico di Milano, evidenziando alcuni dei dati interessanti emersi dall’analisi, come per esempio che tra i motivi principali del “non uso dei servizi di bike sharing” c’è il fatto che l’utente (sia studente che docente) non possegga una carta di credito, motivo che porterebbe, secondo una stima, ad incrementare il numero degli utenti del servizio. Anche perché non sono pochi gli utenti che compiono tratte brevi, che ipotizziamo quindi possibili con mezzi come le bici. Guareschi spiega ancora: “Ogni anno come ufficio tecnico abbiamo un tavolo sulla mobilità (di solito durante la settimana della mobilità sostenibile) dove cerchiamo insieme alle altre università di trovare soluzioni per possibili convenzioni con enti o aziende che si occupano di trasporti”.
Tra i risultati che il Mobility Manager sottolinea – frutto della capacità dell’Ateneo di fare gruppo con le altre Università Milanesi e nazionali attraverso la collaborazione tra i Mobility manager universitari, c’è la convenzione con i servizi di car sharing (in partenza a gennaio) e un tavolo di lavoro con Trenitalia (in via di definizione).
A seguire, Cicalò lancia una breve sessione di Q&A:
Andrea Limonta (senatore accademico Politecnico): “Il quadro normativo e le tipologie di contratti possono essere un danno alle esigenze degli studenti? Considerando che a Milano il contratto a canone concordato è in netta minoranza rispetto al 4+4 classico; mentre avviene l’opposto in altre città universitarie.”
Maran: “A livello nazionale si considera il contratto 4+4 come se dovesse essere la norma. La verità è che il mercato si muove molto più velocemente e ha delle esigenze diverse rispetto alle normative pubbliche. È quindi possibile che il contratto a canone concordato non sia molto utilizzato perché ci sono delle esigenze di salvaguardia del patrimonio, sia perché molti proprietari decidono di vendere e loro abitazioni per affitti brevi (tipo Airbnb). Questo comporta e ha comportato in questi anni la mancanza di crescita di offerta rispetto ad una domanda costante e in salita. D’altra parte c’è un gran numero di appartamenti sfitti che come comune e istituzioni dobbiamo gestire. Per questo abbiamo bisogno anche dell’aiuto di voi studenti e delle vostre idee, oltre che esigenze e punti di vista.”
Carlo Giovani (senatore accademico): “Esiste un piano politico per le residenze? E, dato quello che ha detto sule esigenze di ascolto di noi studenti, quali sono gli spazi (istituzionali e non) dove possiamo partecipare?”
Maran: “Poco prima ho invitato i rappresentanti a farsi sentire maggiormente riguardo le questioni urbanistiche, cercando di far giungere ai tavoli decisionali la loro voce. Sarebbe importante che questa fosse inoltre maggiormente ascoltata, cercando da parte di chi organizza un maggior coinvolgimento di tutti gli stakeholders, atto a poter avere una visione completa e poter prendere le scelte considerando tutte le richieste che pervengono. Per quanto riguarda le residenze il comune di Milano non ha attuato una strategia unica ma ha lasciato che i vari Atenei sviluppassero la propria visione di residenze studentesche e progettassero pertanto secondo questa. Alcuni Atenei (come la Bocconi) hanno pensato di soddisfare a breve la propria domanda, altri sono più indietro. Come comune, tuttavia, stiamo collaborando per identificare negli spazi e nelle zone libere nel territorio comunale zone valide per progetti di edilizia studentesca.”
Rossella Silvestri (studentessa architettura): “Per quanto riguarda il bikemi, ora che ci sono altre aziende private che forniscono un servizio simile e non richiedono la carta di credito, si pensa di togliere il vincolo anche per il servizio del comune?”
Maran: “La criticità maggiore sta nel piano politico. La politica aziendale di Ofo e mobike (che ricevono ingenti finanziamenti pubblici dal governo Cinese) non è quella di generare profitto, quanto quella di promuovere e occupare il mercato. Bikemi ha delle esigenze di sopravvivenza e di crescita costante sul lungo periodo. Quante volte avete sentito di bici di queste due aziende private che sono state vandalizzate? Chi paga per queste bici? Esiste un sistema di penali adeguato? La risposta ad oggi è no, per questo abbiamo ancora necessità di garanzie economiche oltre che i documenti di chi si iscrive al servizio.”
Annalisa Aste (studente di ingegneria energetica): “La mia domanda riguarda le residenze, esiste un piano politico che possa garantire un prezzo pieno delle residenze che sia più basso del mercato? (per chi ovviamente non riceve le agevolazioni previste dal bando DSU) Ovvero esiste una volontà di cercare di abbassare il prezzo di mercato?”
Prof. Zani: “Prima di tutto, ci tengo a precisare che non fa parte del mio compito. Tuttavia non è possibile gestire in questo modo le residenze, considerando che quasi il 50% sono alloggi a prezzi agevolati, e che la gestione è data ad aziende esterne. Bisogna poi considerare gli aumenti costanti di fondi che il Politecnico sta mettendo di tasca propria per coprire le Borse di Studio che la regione non copre. Da tanto tempo abbiamo deciso di dare a tutti gli idonei la borsa di studio adeguata, pur dovendo utilizzare fondi dell’ateneo (cosa che non avviene per tutti gli atenei italiani, anzi). Negli ultimi anni la percentuale di idonei è cresciuta notevolmente, ma l’aumento di fondi statali e regionali non è stato proporzionale alla crescita. Io purtroppo non posso che utilizzare i fondi che ho, anzi vi inviterei a ragionare su quanto sia sostenibile, sul lungo periodo, questo sforzo.”
Giancarlo Bassi (studente di ingegneria gestionale): “Per quanto riguarda il trasporto ferroviario regionale non esiste ad oggi uno sconto studenti. Avete provato a chiederlo? Cosa vi hanno risposto?”
Guareschi: “Abbiamo provato più volte ma senza risultati soddisfacenti a chiedere all’assessore regionale ai trasporti e ai manager di Trenord la possibilità di istituire una convenzione studenti sui trasporti regionali. Ultima risposta che abbiamo ricevuto è stata qualche settimana fa, che ci dava la possibilità di istituire una convenzione studenti a patto, però, che gli atenei si impegnassero a pagare di tasca loro lo sconto applicato. Potete capire da soli la risposta che noi Politecnico (e le altre università milanesi) hanno dato. Tuttavia siamo fiduciosi che attraverso un continuo lavoro di “lobbying” e come gruppo di Università riusciremo presto ad avere risultati, quello che abbiamo fatto in questi anni è la prova. Anche se, ovviamente, bisognerà fare i conti con chi ha l’effettiva possibilità politica di cambiare.”
Conclusione dell’incontro alle 19:40 attraverso i ringraziamenti agli ospiti e a tutti gli studenti partecipanti.